Volevi solo non-essere.
E poi sì. E dentro quel “poi” ci stanno malattia, disperazione, soste sulla tavoletta del water di primo mattino, chissà poi perchè alla stessa ora, con la lametta in mano a seguire i rami di quel salice piangente di vene blu lungo il polso sinistro.
Poi decidi che no, ci sono un paio di cose che vorresti provare a fare, a sbagliare, a mancare. Un paio di persone che vorresti provare ad amare, o infastidire, o infettare, o distrarre.
Così resti. E ti ripeti che ne hai ogni diritto. Che quel corpo ha diritto di occupare spazio. Anzi, quello spazio è mio. Mio. Ho un nome. Con questo corpo ho creato. Questo corpo martoriato, cicatrizzato, deformato, mutato, germogliato, maturato, fecondato, appassito e poi gettato nell’aia a bruciare con le altre erbacce, invece, ha diritto di rimanere. C’è ancora qualcosa da dare. Forse.
Ma come si tira fuori? Per chi lo tiri fuori? Perchè lo tiri fuori? E anche se avessi una mezza idea, tanto il cuore batte secondo la sua canzone che la mente stravolta e disorientata non riesce mai a captare al momento giusto. Una danza goffa.
Una danza d’amore, di odio, di sopportazione, di incomprensione, di gioia, di disperazione, di ribellione, di solitudine. Perchè mente e cuore non sono poi così distanti, eppure così inavvicinabili. Non si sfiorano. Mai.
E quando vorresti poter sfiorare “qualcunocosa” e non lo fai, le braccia, le mani fanno male, diventano pesanti come quando si blocca la circolazione. Senti il peso del midollo spugnoso all’interno delle ossa, senti il peso dei tessuti connettivi molli come il budino, senti il peso dei nervi tesi come cavi dell’alta tensione, senti il peso dei vasi sanguigni fatti di creta con tutto quel fuoco vivo che scorre al loro interno, senti il peso della pelle, corteccia di seta.
E pesa tutto. Sai ormai che quel tocco sprigionerà quell’alito di vita che ti ricorderà chi sei e perchè ci sei, e perchè devi restare.
Forse.
Eppoi ora sai davvero cosa significhi amare, sentire, vivere e poi vedersi sparire tutto così.
Così.
No comments:
Post a Comment