Sono contenta con me.
Mi sono fatta valere. Mi sono aperta. Mi sono fatta conoscere. Mi sono spiegata alcune cose. Mi sono ripetuta e convinta di cose fondamentali. Mi sono ripetuta quella voce guida in testa e l’ho seguita a testa bassa. Mi sono tenuta a bada. Mi sono sfidata. Ho accettato la sfida e mi sono provata qualcosa.
E oggi, per la prima volta, in tanto, tantissimo tempo stare sola con me è stata una convivenza tranquilla. Pacifica. Gestibile.
Come se mi fossi seduta su una panchina già mezza occupata sul lungomare. Senti la presenza di qualcuno vicino a te, all’inizio stai attenta a non sgomitare troppo, a non occupare troppo spazio. Poi tutto è talmente tranquillo che dimentichi ci sia qualcuno all’altro capo della panchina. Anzi, incriociate gli sguardi e vi sorridete. Magari scambiate due parole. Quella preziosa presenza silenziosa ma tangibile, è lì al lato della panchina, a fare da contrappeso, da zavorra, per tenerti vicina non solo a lei ma al resto degli altri essere umani, nonchè a te stessa. E se quella persona si alza prima di te, e ti saluta, quasi quasi ti dispiace. E vorresti ringraziarla per averti tenuto compagnia.Per quei pochi minuti è stata preziosissima. E forse non lo saprà mai. E tu la guardi mentre si allontana. Cerchi di imprimertela nella testa, come se schiacciassi la tua mano sulla sabbia fine e dorata di una spiaggia del Sud. E ti prometti che non la dimenticherai mai. E invece lo farai. Ma poco importa. Ci saranno altre panchine. Altri sconosciuti si siederanno.
E starete seduti lì, in quella silenziosa pace, con un tacito accordo. E tu siederai, guarderai fisso il mare e respirerai e tutto sarà calmo dentro te. Anche se solo per due preziosissimi, benedetti minuti.
E lo so che quella persona sulla panchina sono io. Ma a volte sei tu. O magari lo siamo entrambi. Ma solo per ora. Solo per un altro po’.
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