IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


26.1.12

Sono tornata in quella casa.

Sono tornata in quella casa.
I cipressi sul vialetto custodivano la casa in un ombra perenne.
Il legno scuro.
I ragni, con i loro addomi neri grossi come orologi da taschino, loro, i silenziosi osservatori.
La polvere color rosso argilla, rosso sangue sputato ricopriva tutto come una coperta di lana dalla trama troppo fitta, tessuta apposta per impedire il movimento, la respirazione, tessuta per soffocare.
Avevo amato quella cucina col suo profumo di burro e zucchero.
Avevo amato il vecchio divano di pelle marrone sfondato con i bicchieri di vino rosso mezzo bevuti appoggiati di fianco.
L'impronta delle tue labbra sul vetro, vedevo l'alone rigato attraverso la sottile fiamma gialla della candela.
Ma non c'erano più nè il divano, nè le tazze di tè con l'ultimo goccio polveroso sul fondo.
Quella polvere che formava piccoli arcipelaghi.
Quegli arcipelaghi che a volte mi perdevo a fissare troppo a lungo mentre tu parlavi. Parlavi sempre.
Avrei tanto voluto rimpicciolirmi e tuffarmi dentro alla tazza. Nuotare tra quelle isole.
Via dal mondo.
Via da me.
Via da te.
Spesso.
Troppo spesso.

"Ripulisco tutto, lo renderò meraviglioso, e torneremo. Sarà bellissimo."
"...non stavolta...non più..."

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