Ho letto questo racconto tutto d'un fiato.
Natalia Ginzburg è una scrittrice che leggo sempre volentieri. Le sono molto affezionata, essendo stata una delle mie letture notturne da adolescente spensierata.
Il libro è stato scritto negli anni '40 in un periodo di enorme mutamento sociale.
Ci sono donne che si lasciano manipolare e manipolatrici.
Delia si innamora di qualcuno ma finisce con qualcun'altro.
Ci sono tensioni in famiglia, è duro guadagnarsi da vivere.
Ma soprattutto, Delia, abbandona la casa natale che le sta stretta per avviarsi verso la città. La città che mai come adesso ha così tanto da offrire perchè sta cambiando così velocemente, proprio come Delia.
Personalmente, le trame nei libri mi interessano fino ad un certo punto.
Il modo in cui concetti, i pensieri, i sentimenti vengono descritti ha molta più importanza per me.
E la Ginzburg non delude. Tutt'altro.
Usa un linguaggio così schietto, franco e diretto. In poche parole, traccia piccoli schizzi di un gesto, di uno sguardo, di una breve conversazione creando immagini vividissime. Ho "visto" questo libro, nelle scene campagnole, come uno di quei sereni, placidi, rassicuranti quadri macchiaioli.
In alcuni punti il racconto è così sincero da essere quasi brutale.
E questo mi è piaciuto davvero tanto.
Visto che uno dei temi trattati è il contrasto tra campagna e città, qui ci sono due foto che ho fatto ai miei prozii che vivono su una collina qui vicino.
Sono autentici contadini. Gente che mangia la propria verdura, la propria frutta, i propri animali, gente che cura l'aia ben bene e la cui vita è scandita dall'alternarsi delle stagioni, delle varie semine o raccolti da fare, dalle marmellate o passate da invasare e gli animali da curare.
Non ce n'è più tantissima di gente come loro.
Io vorrei proprio vivere così.
I love that green mesh one of the leaves and the clothes pegs too. And I really miss you.
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