IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


8.5.12

Vorrei dire tante cose. 
 Ma faccio fatica a mettere in fila una frase. 
E vorrei piangere tanto, proprio con i lacrimoni e il singhiozzo e il moccico e ridurre il fazzoletto di carta in tanti filetti pelucchiosi che si appiccicano da tutte le parti. 
Ma niente. Tachicardia, respiro corto e una lacrima arida, oleosa, salatissima che fatica a venire giù, pesantissima, lentissima, carica del peso di troppe angosce, reali o presunte tali, giustificate e non. 
 Scrivo e cancello. Scrivo e cancello. Fotografo e cancello. Inizio un lavoro e poi rimango ferma a fissare qualcosa. Guido e non vedo. Mangio e non sento sapore. Bevo e non mi rilasso. Dormo ma non riposo. Penso ma non arrivo ad una conclusione. Sono seduta e mi devo alzare. Mi trucco e non mi piaccio. Mi vesto carina e mi faccio schifo. Mi guardano e vorrei sussurrare loro che sono una malsana portatrice di buchi neri da ingoiare, lasciate perdere. Rimbocco le coperte a mia figlia, la guardo mentre dorme e voglio scusarmi. Per tutto quello che sono e per tutto quello che non sono. 
Sono irrequieta. E il silenzio mi urla nelle orecchie troppe verità che non sono pronta ad affrontare.
E quelle ombre violacee sotto agli occhi bisbigliano di bersagli mancati e rallentamenti spugnosi.
E il Sole là fuori. 
Temo che stavolta non mi asciugherà. Non ancora.
 Temo che stavolta resterò bagnata. 
Ancora per un po’. 


6.5.12

La cosa bella di un regalo è vederlo mentre te lo porgono. Quel momento più o meno breve durante il quale ti rendi conto che quella persona ci tiente a te, ti ha ovviamente pensato quando tu non lo sospettavi, ed ha voluto fare qualcosa per te, qualcosa che poi ti avrebbe regalato un sorriso e la piccola, nuova, effimera certezza che ti vuole bene. 
 E tu vedi che c’è qualcosa nelle loro mani. E ti batte il cuore. Che sensazione strana. Quasi come una piccola vertigine. Una fiammata improvvisa di gioia sale su per le gambe, abbraccia il ventre, sale su nell’imbuto del tuo cuore e scintille si intravedono negli occhi. 
Scartarlo. Chiedersi cosa sarà. Iniziare una nuova danza insieme fatta di gesti e sguardi. Quelle piccole scariche elettriche nel ventre, ai lati, sopra le anche, che poi scivolano giù per le gambe attraverso le ginocchia. 
E’ quello il momento più bello. 
E’ quello il momento di pura vita. 
Una volta aperto, però, questo regalo è un oggetto come un’altro. Perchè poi, qualsiasi cosa esso sia, è, e rimane un oggetto, o solo un gesto. Ma qualcuno ti ha voluto talmente bene da pensare di farti un regalo. E poi dartelo.
 Resta solo quel pensiero alla fine. 
 Resta solo quello. 
Null’altro. 
 E resta il meraviglioso, irrestituibile ricordo dell’attesa… 
Ma perchè proprio quando sei tu a regalare pensi che il tuo dono debba essere diverso? In fondo è un gesto che tanti hanno fatto prima di te. Di quella cosa ce ne sono tante, eccome. Magari, poi se andiamo a vedere, questa persona ne ha avuti di migliori. 
Molto migliori. 
Moltissimamente migliorissimi. 
 Ma è farlo il regalo la cosa più bella. 
 Io, continuerò. 
Nonostante tutto. 
Perchè poi sono contenta. 
E io contenta non la sono spesso. 


4.5.12

Ieri ho detto una bugia. 
Una grossa. 
Anche se mi dico che una bugia detta per nascondere una verità antipatica non è poi cosa così terribile. “Come stai?” 
 “Benissimo!!!” 
“Benissimo” era già di per sé una bugia. Il fatto di averlo detto con tale vigore rendeva la mia bugia ancora più ingombrante e odiosa da dire. Mi ha dato fastidio la mia voce mentre mentivo. Ho dovuto girare intorno a questa grossa bugia, appiattendomi contro il muro per farla passare, tirando la pancia in dentro per cercare di occupare poco spazio. 
E mi dava tanto fastidio non dire la verità a chi considero essere un’AmicoVero. Però. 
Però lamentarsi non serve a nulla. Soprattutto con chi soffre più di me, ha problemi sfibranti e li vive da periodi di tempo prolungati. 
C’è sempre questa battaglia: la voglia egoistica di dire la verità all’unica persona che so che comprenderà e sarà capace di darmi il consiglio più equilibrato, disinteressato e sensato; e la voglia di mettere tutto da parte, spingerlo e compressarlo in un angolo e offrire solo la mia parte positiva, spensierata, e provare a regalare un sorriso a chi ne ha sempre donati tanti a me, anche quando non aveva motivi per farlo, ma ha sempre fatto lo sforzo razionale e cosciente di sorridere a dispetto di tutto. “Problema o opportunità” 
Vorrei avere un atteggiamento tale. 
E vorrei riflettere una goccia di quell’incoraggiamento tanto puro quanto raro che mi è stato donato. 
Così. Gratis. 
E’ per questo che ho mentito. 
Vorrei farlo più spesso se servisse a portare un sorriso sincero. 
 Anche a me e stessa.