E poi, mentre piangi, arriva quel sonno che è come se qualcuno ti avesse tappato naso e bocca col classico fazzoletto
imbevuto di cloroformio.
Confusione, affaticamento e mal di testa.
E poi nero.
E dormi per ore.
O meglio, svieni per ora.
Inghiottita da qualcosa di nero e vischioso.
E sogni lui che ti dice: "Sere te lo dico io cos'è che non va..."
E ti risvegli non capendo che giorno sia, che ora sia, se sia ora di andare a lavorare o di portare la creatura
a scuola.
E non sai se è mattina o pomeriggio o notte, se sia passata 1 ora o 100.
Non sai se sia Ottobre o Maggio o Dicembre, se sei sul pianeta Terra o quello dal quale sei provenuta tu ma non ti ricordi
più il nome.
Non vorrei ricordarmene più neanche uno di nome.
Nemmeno uno.
Incluso il mio.
Vorrei non ricordare più niente.
Svegliarmi e per una volta non pensare a niente.
Accettare che quello è il luogo in cui mi sveglio.
Accettare che quella sia l'ora.
Accettare che quelle sono le cose che ho da fare.
Accettare di fare quello che ci si aspetta da me.
E basta.
Cervello dalle sinapsi docili.
Cervello dalle sinapsi docili.
Nervi ricoperti e cuore in pace.
Pelle più coriacea.
Un cuore senza parassita a mangiarselo lì in basso a sinistra.
E invece.