IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


2.3.12

Ieri sera si è spezzato qualcosa. La clessidra dentro di me andava piano piano riempiendosi sempre più fino ad arrivare al momento in cui sarei implosa. E così è stato.
Non ci avevo fatto caso, ma essere accolta in una casa “felice” con un papà, una mamma e due bambini meravigliosamente belli è stato come innescare una bomba ad orologeria in me. I disegni sul frigo, i bicchieri di vetro per mamma e papà e quelli di plastica colorata per i bimbi, il vino rosso per mamma e papà, e il succo d’arancia per i bimbi. La madre lì per terra, cerca qualcosa. Il padre controlla che la bimba mangi, che i bimbi non si menino troppo. Guarda le sue creature e continua a mangiare. Si cercano con lo sguardo e si trovano, per qualsiasi cosa, un sorriso, una richiesta, un rimprovero. Si cercano. E si trovano. Sono tutti e quattro nella solita stanza. Sono tutti e quattro sotto lo stesso tetto. Io mi sono persa a guardarli. Sono così belli nella loro bolla imperfetta. Quella famiglia è bella. Ogni famiglia è bella. Ogni nido è bello.
E poi, qualche ora dopo, la bomba è implosa.
Mi ricordo com’erano le fredde sere d’inverno quando la bimba dormiva nel suo lettino ikea, quello che a te non piaceva, quello che però io pensavo fosse pratico perchè si allungava così me lo ero andata a comprare senza di te in Essex su quella maledetta M25. Com’era rassicurante però, nonostante tutto, quando chiudevamo il cancello di quercia fuori, e poi entravi, in maniche corte, e chiudevi anche il portone. E sul vecchio divano di pelle c’erano le coperte. E il vino rosso nei calici, e il tagliere di formaggi e olive stava sul tavolino di vimini. E le luci di Natale bianche appese in giro per casa erano sempre accese. E noi stavamo lì, tu al computer, io me ne andavo su a leggere. Tranquilli nella nostra serenità indipendente. Non c’era bisogno di dire niente. E il camino era acceso, anche se dovevo tenere sempre la finestra aperta perchè fumava e quel giorno “Lo Spazzacamino” non aveva capito quale fosse il problema. La casa aveva 500 anni. Forse era solo stanca e voleva essere lasciata in pace.
Come lo volevi tu, e come sotto sotto lo volevo io. E così quella casa l’abbiamo abbandonata un giorno di Settembre. E non sapevamo nemmeno che sarebbe stato per sempre. Quella nostra famiglia, sotto un unico tetto si è sgretolata quel pomeriggio. E noi, ignari non lo sapevamo ancora. Siamo saliti in macchina e ci siamo fermati dal benzinaio per comprare Sneaker per te, Flake per la bimba e Cioccolata Calda per me. E due birre per dopo che non si sa mai, “just grab them” dicevamo.
Il nostro nido distrutto pare sia ancora una ferita aperta. Ma non perchè era il mio o il tuo. Era il suo.

Ma io, ne ricostruirò un’altro. Senza di te.

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