IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


18.9.11

"Mi chiamo Rigoberta Menchù" - Elizabeth Burgos


Questa è la storia di un donna che nasce in una capanna in una foresta in Guatemala e arriva ad essere riconosciuta con un premio Nobel per la Pace nel 1992 per la sua lotta per il rispetto dei diritti dei lavoratori del suo paese.
Leggiamo di una cultura incentrata sul rispetto della natura.
Di intere famiglie che si alzano alle tre del mattino e vanno a lavorare, grandi e piccini, nelle piantagioni di cotone e caffè, di bimbi che muoiono per malnutrizione, di madri che fabbricano le pentole di coccio che le figlie useranno quando si sposeranno, e dell'incredibile e ammirevole capacità che l'essere umano ha di adattarsi alle situazioni più difficili.
Rigoberta e la sua famiglia dedicano la loro vita all'organizzazione dei lavoratori, alla ribellione contro un regime sanguinario che li sottopone a torture indescrivibili.
Mentre leggevo, mi chiedevo come sia possibile per Rigoberta aver visto così tanta malvagità ed avere ancora speranza nell'uomo e nella sua capacità di rigenerarsi.
E' una donna ammirevole.
Una lettura, a tratti veramente difficile, ma una finestra su un mondo lontano e meraviglioso dove la gente è semplice e desidera solo essere lasciata in pace.

"Nella mia vicenda personale è racchiusa la condizione di tutto un popolo."

"L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona."

7.9.11

E il Plum Cake vegano e senza glutine.

Così. Per provare.
E poi perchè ho questo bisogno impellente di cambiare radicalmente la mia vita e svolgere un mestiere antico, uno che sopperisce ad un bisogno universale e costante.
Fare il pane mi sembra uno di questi.
Come lavorare la terra, fare il giardiniere, allevare animali, produrre miele, tessere, fare il poeta.
Io voglio diventare panettiera.
"Butcher, baker, candlestick maker..."


Stamattina ho fatto focaccine senza lievito per la mia fanciulla.

6.9.11

Quelli senza glutine, semi-vegani alle Pesche.

Questi invece sono venuti bene.
L'esperimento mi ha soddisfatto.
Li ho fatti così:
150 g di farina di mais
50 g di amido di mais
35 g di banana
50 g di mela grattuggiata
170 g di pesche
40 g di miele di acacia
140 g di latte di soia
lievito e un pizzico di bicarbonato

Procedimento tipico della preparazione dei Muffin: amalagamare ingredienti secchi prima e poi aggiungere quelli liquidi. Easy peasy.

A me, sono piaciuti.


Quando ho provato a fare la Pizza di Mele Renette.

Avrei dovuto immaginare dal nome della ricetta stessa che sarebbe stata una cosa piuttosto curiosa, forse addirittura sospetta.
Infatti, assolutamente da non ripetersi.
Però, con la pasta di riso avanzata ci ho fatto un bel cuore.
Che però non ha mangiato nessuno perchè era duro, più o meno quanto la pietra pomice.



>
Non riesco a fare due passi e non raccogliere fiori.
Mi rende felice.
Davvero.
Quella sensazione così rara.
Quella sensazione che ti travolge come un cavallo in corsa, per poi abbandonarti illividita sul pavimento.


Quando ho provato a fare i Manju giapponesi, i dolcetti alla prugna.

5.9.11

Quelli con le pere e lo yogurt.

Li ho fatti così.
Con: 200 g di farina di riso
80 g di zucchero di canna
125 g di yogurt bianco
100 g di ricotta
2 uova
280 g di pere
essenza di vanglia
lievito

Non erano malaccio.




Nel borgo di Gragnola.

Gandalf: They have taken the bridge and the second hall. We have barred the gates but cannot hold them for long. The ground shakes, drums... drums in the deep. We cannot get out. A shadow lurks in the dark. We can not get out... they are coming.

You cannot pass! I am a servant of the Secret Fire, wielder of the Flame of Anor. The dark fire will not avail you, Flame of Udun! Go back to the shadow. You shall not pass!











3.9.11

Colonnata.

"I Loro Sogni"

Sognano verdi alberi
e fontane che cantano nella gola riarsa.
Nei loro volti è il martirio.
E il sole arde.
Un sole di mille soli che arde
riflessi spietati contro bianchi marmi,
contro i poveri occhi tormentati;
contro spalle lucide sconsolatamente ricurve: E le fontane cantano. E la cava è un inferno.
E le leve scottano,
i martelli diventano grevi,
e il duro marmo più restìo.
E la volontà si spezza nell'intimo,
lacrime e sudore si confondono
in un tragico odio che trabocca,
che uccide la ragione.A che valsero i figli! Oh! Odiano!
Odiano il giorno che li vide nascere,
odiano i baci della prima notte di matrimonio,
odiano, padri, madri,
il mondo che li circonda.
Se stessi.
Il sole arde.
Morte!
Oh morire! Ecco il sogno più bello;
la nera , dolce, gelida, silenziosa morte,
l'eterno agognato riposo,
la fresca terra di sempreverdi cipressi.
1l sole arde. Un sole di mille soli che arde.
E la cava è un inferno.
A sera,
quando un sorriso aspetta la parola
e un bambino che dorme è commozione,
la volontà ritorna:
domani lotterà,
domani è un altro giorno,
e un altro, e un altro”.
- Lorenzo Tarabella, 1957





















1.9.11

Stamattina al mercato, un ragazzo, molto probabilmente dell'Europa Orientale, suonava una meravigliosa melodia francese con la sua armonica.
Suonava camminando, con un leggero sorriso serafico sulle labbra.
Camminava e generava musica.
Sembrava essere l'epicentro di un piccolo terremoto.
Come il punto nell'acqua nel quale cade un sasso e da cui partono innumerevoli centri concentrici, così ipnotici.
Regalava vibrazioni. Regalava emozioni.
E nessuno lo ascoltava.
Nessuno nemmeno lo guardava.
Io sì.
Con le lacrime. Perchè non ho pelle. Tutto mi attraversa.
E lui cammina. E suona. E dona.
Non è "solo" musica. E' vita pura. Così. Esibita. Esposta alle intemperie. Lasciata fuori come un pezzo di carne al macello appena tagliato appoggiato ancora sanguinolento e nervino sul marmo bianco. Vivo, ancora palpitante, ancora elettrico, capace di espiare, di redimere, di donare vita dove non c'era più. Questo fa l'arte.
E nessuno in quel mercato se ne è accorto, tutti col capo chino a pensare alle cose da comprare. "Cose, cose, cose".