IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


31.1.12

Quando tutto era possibile.
Qualsiasi cosa. Bastava avere un biglietto aereo, un libro, e uno zaino.
Bastava avere un diario su cui scrivere, voglia di scoprire, desiderio di conoscere la verità e voglia di confrontarsi, amarsi e odiarsi, soffrire e meravigliarsi.
In quella bellissima fetta di tempo, tutto era possibile.

La ragnatela iniziava a prendere forma.
Chi sarebbe stato il ragno e chi la mosca?
E poi ci si mettono i punti di riferimento che si sciolgono come neve al sole.




30.1.12

5 del mattino.

5 del mattino.
Stesso posto.
Stessa posizione.
Ma è tutto un esercizio. La mente se ne frega.
Una volta questa "cosa" poteva sconquassarmi il petto di dolore, poi scopro che, no.
Non ha più senso, anzi, è solo una piccola noiosa formalità.
Come quando dovevo spegnere la luce. E via. Tanto ora finisce. Tanto ora finisci.
Tanto ora mi giro di là. Tanto ora mi lavo.
Lavo via tutto dal di dentro.
Mi guardo allo specchio e tu mi vedi uguale.
E pensare che potresti leggere così tanto in quel leggero gonfiore delle palpebre e la tonalità leggermente più scura dei miei occhi.
Ma so che non lo farai.
E io non ho più "qualcosa". Non so se fosse un qualcosa che valesse la pena tenere, ma era mio.
E io non ho così tante cose che siano mie. Anche se le vorrei.
E magari un giorno mi alzerò e le prenderò.
Ma prima occorre un respiro profondo.
Profondo come il buco che si apre sotto la pianta dei miei piedi ogni volta che mi ritrovo qui alle 5 del mattino.
Sola.









27.1.12

Pensieri e desideri che si appiattiscono sotto pelle.
Lievissimi solletichii piumati.
Una scarica di endorfina ogni volta che li sfioro.
Perchè ho bisogno di sapere, di conoscere, di toccare, di assaggiare, di accogliere, di sapere che quel luogo esiste, che c'è.
Anche se non è per me.
Nè mai lo sarà.



"Quando non sarai più parte di me,
ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline,
allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si innamorerà della notte..."
Giulietta

26.1.12

Sono tornata in quella casa.

Sono tornata in quella casa.
I cipressi sul vialetto custodivano la casa in un ombra perenne.
Il legno scuro.
I ragni, con i loro addomi neri grossi come orologi da taschino, loro, i silenziosi osservatori.
La polvere color rosso argilla, rosso sangue sputato ricopriva tutto come una coperta di lana dalla trama troppo fitta, tessuta apposta per impedire il movimento, la respirazione, tessuta per soffocare.
Avevo amato quella cucina col suo profumo di burro e zucchero.
Avevo amato il vecchio divano di pelle marrone sfondato con i bicchieri di vino rosso mezzo bevuti appoggiati di fianco.
L'impronta delle tue labbra sul vetro, vedevo l'alone rigato attraverso la sottile fiamma gialla della candela.
Ma non c'erano più nè il divano, nè le tazze di tè con l'ultimo goccio polveroso sul fondo.
Quella polvere che formava piccoli arcipelaghi.
Quegli arcipelaghi che a volte mi perdevo a fissare troppo a lungo mentre tu parlavi. Parlavi sempre.
Avrei tanto voluto rimpicciolirmi e tuffarmi dentro alla tazza. Nuotare tra quelle isole.
Via dal mondo.
Via da me.
Via da te.
Spesso.
Troppo spesso.

"Ripulisco tutto, lo renderò meraviglioso, e torneremo. Sarà bellissimo."
"...non stavolta...non più..."

Esterina @ Corsaro Rosso

Una Domenica mattina inutile come tante altre ho scoperto gli Esterina.
Ho sentito "Baciapile" e non ho smesso di ascoltarli per quattro giorni consecutivi. Il quinto, sono andata a Viareggio a fotografarli e vedere com'erano dal vivo.
Ho fotografato senza particolari pretese, volevo conoscere loro, abituarmi ai loro suoni, alla loro presenza e sentirne l'odore.
Mi sono persa a occhi chiusi nei piccoli mondi dolorosamente perfetti che creano con le loro parole accuratamente pesate e scelte. Mi sono persa nelle rotondità delle loro vocali.
Questa è la mia canzone preferita al momento:














22.1.12

Perchè sotto sotto, mi sento come se qualcuno mi avesse smontata come un Lego col quale non vuole più giocare.

E quindi, per colazione, un bel pianto sulla tavoletta del water.Align Centre

21.1.12

Holly Golightly: I'll tell you one thing, Fred, darling... I'd marry you for your money in a minute. Would you marry me for my money?

Paul Varjak: In a minute.

Holly Golightly: I guess it's pretty lucky neither of us is rich, huh?

Paul Varjak: Yeah.

-Breakfast at Tiffany's


22 anni in Toscana.
Un'altra foto sbucata oggi per caso.
Visto che io mi sono davvero sposata "in a minute".

20.1.12

Stavo guardando vecchie foto oggi.
E' sbucata, fra molte altre che hanno risvegliato tantissimi ricordi, questa qui sotto.
Avevo 21 anni ed eravamo in Sardegna.
La bimba che tengo per mano l'ho vista nascere e crescere.
Adoravo passare tempo con lei, chiaccherare, farla ridere e giocare, e soprattutto ascoltarla, nonostante non avessi alcun istinto materno. O per lo meno così ho sempre creduto.
I bimbi sono sempre venuti da me, e loro la sanno lunga, sapevano che ero una madre, anche se io, ancora non lo sapevo.
Questa è una delle foto premonitrici che ho: tengo per mano una bimba bionda, con gli occhi blu, molto intelligente e solare.
Esattamente come sarebbe stata mia figlia sei anni più tardi.


18.1.12

Riempio e svuoto.
Quella voragine, quella bocca spalancata d'anaconda arrotolata su sè stessa nel mio ventre ha fame di nuovo.
Riempio e svuoto.
Zittisco quelle voci.
Attutisco calci, pugni sui denti, mi nascondo con le ginocchia al petto dietro a quella cortina di ferro e ingoio.
Ingoio e si tappano le orecchie, si velano gli occhi.
Mi sento al sicuro lì dietro tutta sola.
Arriva la vertigine come un'onda troppo alta.
Per un istante, un dannatamente benedetto istante infernale, tutto tace.
Mi sento quasi un braccio caldo intorno alle spalle. Qui comando io.
Ho fatto quello che ho scelto.
E poi respiro di nuovo.
E l'istante si spezza. Non c'è spazio per il normale lavoro di respirazione dei polmoni, l'anaconda ha la bocca piena ed è anatomicamente sfigurata, con quella bocca traboccante di cibo agli angoli.
Che schifo.
Schifo.
Mi fa solo schifo. Mi faccio solo schifo.
Buttala fuori quella bestia. Costi quel che costi.
Butto tutto fuori.
Butto tutti fuori.
Mi butto tutta fuori. Mi spreco così.
Mi riempio e mi risvuoto.
E poi ancora, ancora, fino alle lacrime, fino al sangue.
"Ingoio il rospo".
Ma quello salta sempre fuori, prima o poi, per poi tornare.

E so che non è giusto.
E quindi i mostri dovranno cercare qualcun'altro.


"Ti ho sognata. Mi sono svegliato piangendo. Ti ho persa davvero."

"..."

"Il silenzio è imbarazzante"

"Sei in ritardo. Di anni."


17.1.12

Era una notte di Maggio e stavamo in giardino ad ascoltare i grilli, guardare le stelle e bere birra.
E credevo di essere felice. Più o meno.

Sai quell'istante tra un respiro e l'altro in cui sembra il cuore si fermi?
Vivo lì.

"Living" e "Loving", due vocali diverse per due cose a volte così abissalmente lontane o dolorosamente sciolte l'una dentro l'altra.

La radio passa "Like A Rolling Stone" e mi rivedo diciannovenne nel mio monolocale londinese.
Lacrime nel tè e odore di moquette e polvere.




Questa è la mia amica Lina. Una delle ragazze con le quali ho abitato a Holloway.
Una di quelle amiche che ti cambiano la vita.
Chissà come sta ora.

14.1.12

Adoro esplorare i negozi dell'usato.
Quando abitavo in Inghilterra ci andavo molto spesso, visto che lì ce ne sono così tanti. E spesso appartengono ad associazioni tipo: "British Heart Foundation", "Save the Children" o "Cancer Research", il che rende comprare lì anche un mezzo carino per donare denaro. E' anche molto bello portar loro le cose che non servono più in casa e sapere che non finiscono nella spazzatura ma saranno rivendute e il denaro andrà devoluto per qualcosa di utile. O per lo meno quella è la teoria.
Così, anche qui in Italia ho scovato un paio di posti dove, tra la quantità di trash, posso andare a recuparare cose usate, vecchie, semi antiche o pseudo antiche.
Ho spesso paura delle novità emotivamente parlando, e credo che questa cosa si traduca anche sul piano fisico. Gli oggetti sono inanimati, ovvio, ma li considero piccole capsule del tempo.
Per esempio, mi siedo su una poltrona anni "30 e le domande su chi ci si è seduto prima di me arrivano come un'onda troppo alta: Com'era vestito? Che libro ha letto seduto lì? Portava gli occhiali? Accavallava le gambe? Gli piaceva quella poltrona? Era uomo? Si preoccupava della situazione politica? Da che parte stava? Avrà imbracciato le armi? Era una donna? La guerra le avrà rubato un marito, un amante, o peggio, un figlio?
Insomma, vedo una cosa vecchia e sento voci, odo rumori, vedo colori, fogge di abiti ormai spariti, persone che vivevano così diversamente da me, ma che sentivano le solite identiche emozioni, si chiedevano le solite cose, avevano le mie stesse fragilità, persone che avranno amato, vissuto, perduto e alla fine sono svanite.
Entrare in un negozio dell'usato è un po' come mettere piede a Babele per me, sono sempre elettrizzata, adrenalina nelle vene, non so cosa guardare prima, ho una foga di vedere tutto e subito e non riesco a non emettere suoni di meraviglia a voce alta.
E i libri.
I libri poi sono la cosa migliore. Libri sfogliati, pagine su cui mani sconosciute ma avide di sapere o avventura sono scorse. Tutte quelle parole nere nelle pagine come chiodi di garofani sparsi in una scodella di latte.
Per 1 o 2 Euro trovi quello che vuoi. Persino uno dei tuoi libri preferiti.
Io ieri ci ho trovato questo, un'edizione di "I Pascoli del Cielo " del 1965 per 2 Euro.
Dietro nella nota sull'autore dice: "Attualmente vive a New York."
Brividi.

8.1.12

Verdena @ Viper

Ho sentito i Verdena suonare varie volte ormai, ma questa sera al Viper di Firenze è stata di gran lunga la migliore. Un'energia palpabile nell'aria.
E hanno persino suonato una delle mie canzone preferite in assoluto al mondo: "40 Secondi di Niente".
Io li adoro.
Fotografarli per me, è sempre un privilegio.
Ho fatto tante altre foto, sono nel mio flickr, il link è qui a sinistra.

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