IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


29.10.11

"La Strada che va in Città" - Natalia Ginzburg

Ho letto questo racconto tutto d'un fiato.
Natalia Ginzburg è una scrittrice che leggo sempre volentieri. Le sono molto affezionata, essendo stata una delle mie letture notturne da adolescente spensierata.
Il libro è stato scritto negli anni '40 in un periodo di enorme mutamento sociale.
Ci sono donne che si lasciano manipolare e manipolatrici.
Delia si innamora di qualcuno ma finisce con qualcun'altro.
Ci sono tensioni in famiglia, è duro guadagnarsi da vivere.
Ma soprattutto, Delia, abbandona la casa natale che le sta stretta per avviarsi verso la città. La città che mai come adesso ha così tanto da offrire perchè sta cambiando così velocemente, proprio come Delia.
Personalmente, le trame nei libri mi interessano fino ad un certo punto.
Il modo in cui concetti, i pensieri, i sentimenti vengono descritti ha molta più importanza per me.
E la Ginzburg non delude. Tutt'altro.
Usa un linguaggio così schietto, franco e diretto. In poche parole, traccia piccoli schizzi di un gesto, di uno sguardo, di una breve conversazione creando immagini vividissime. Ho "visto" questo libro, nelle scene campagnole, come uno di quei sereni, placidi, rassicuranti quadri macchiaioli.
In alcuni punti il racconto è così sincero da essere quasi brutale.
E questo mi è piaciuto davvero tanto.

Visto che uno dei temi trattati è il contrasto tra campagna e città, qui ci sono due foto che ho fatto ai miei prozii che vivono su una collina qui vicino.
Sono autentici contadini. Gente che mangia la propria verdura, la propria frutta, i propri animali, gente che cura l'aia ben bene e la cui vita è scandita dall'alternarsi delle stagioni, delle varie semine o raccolti da fare, dalle marmellate o passate da invasare e gli animali da curare.
Non ce n'è più tantissima di gente come loro.
Io vorrei proprio vivere così.

















19.10.11

Ho letto Katherine Mansfield a Racconigi.

"C'erano soltanto barlumi, momenti, attimi di tregua, ma per il resto del tempo era come abitare in una casa che non potesse perdere il vizio di prender fuoco, come vivere su una nave che naufragasse tutti i giorni."

"Invece sono come un insetto che è volato in una stanza di sua spontanea volontà. Sbatto contro le pareti, sbatto contro le finestre, mi trascino sul soffitto, faccio di tutto, insomma, tranne che volarmene fuori."

«Bisogna sottomettersi. Non resistere. Accogliere il dolore. Essere come sommersi. Accettarlo pienamente. Farne parte della propria vita... Nella vita, qualunque cosa venga realmente accettata, subisce poi un mutamento.»

Non avevo mai davvero apprezzato la Mansfield fino ad ora.
Riscoprirla è stata una piacevole sorpresa.
E mentre leggevo "Alla Baia" ero qui in vacanza a Racconigi in camper.
E ho fatto qualche foto.










12.10.11

"Il Cappotto" di Nikolaj Vasil'evič Gogol'

"E Pietroburgo rimase senza Akakij Akakievič, come se non ci fosse mai neanche esistito. Si dileguò, scomparve un essere che non era protetto da nessuno, a nessuno caro, e che non interessava nessuno; che non aveva richiamato su di sé l'attenzione neppure del naturalista, il quale non manca di infilzare nello spillo anche una comune mosca e studiarla al microscopio; un essere che aveva sofferto umilmente ogni beffa dei compagni d'ufficio, e che era disceso nella tomba senza aver compiuto nulla di notevole nella vita, ma a cui, tuttavia, sia pure all'estremo declino della vita, era comparso fuggevolmente l'ospite luminoso nelle parvenze di un cappotto, ravvivando per un fugace istante la sua misera esistenza; ma sul cui capo si era poi abbattuta ineluttabilmente la sventura, così come essa si abbatte sopra i potenti della terra!..."



Foto fatta a Campiglia Marittima, Livorno.

6.10.11

"L'Ultimo Mozzo della Baquedano" di Francisco Coloane.


Un racconto breve, scritto in maniera concisa.
Un ragazzo si imbarca clandestino su una bellissima corvetta in Cile e viene assunto come mozzo.
Un bellissimo viaggio per mare, dove si respira salsedine, c'è avventura, una tempesta, esercitazioni, pericolo e addirittura un fantasma.
Una storia semplice e rassicurante come una favola della buonanotte.
Coloane era un viaggiatore vero e un avventuriero.
Aveva viaggiato tanto in Patagonia e per mare, un vero marinaio innamorato del mare e della vita.
Mi è proprio piaciuto.
Leggerò altri libri di altre avventure, tutte tra la Patagonia, la Terra del Fuoco e Capo Horn.
Spero di partire presto.

"Il Libraio di Kabul" di Asne Seierstad.


La Seierstad, giovane giornalista norvegese, si mette il burka e vive con una famiglia Afgana per un anno intero e scrive com'è la vita quotidiana per loro ma soprattutto per le donne di famiglia, per le due mogli, per la madre, e per le figlie.
Una piccola finestra su un mondo così diverso dal nostro, fatto di rinunce, sottomissione, cerimoniali.
Un mondo dominato da uomini e fatto per uomini, dove le donne danno tanto e ricevono pochissimo o nulla, dove camminare al mercato sotto ad un burka è un impresa, fa caldo, si suda, e non si vede bene, dove a volte l'unica consolazione è mangiare delle mandorle glassate alla luce di una lampada a petrolio la sera.
La lettura a volte è rapida e fornisce fatti in maniera schematica e veloce come una cronaca, a volte la Seierstad inventa conversazioni e si lascia andare ad una prosa un po' blanda e poco stimolante.
Comunque, il libro si legge bene, è altamente informativo e soprattutto mi sono sentita trasportata lì, in quella casa spoglia e sovraffollata, impregnata dell'odore delle cipolle e del cumino, seduta per terra a tavola con la famiglia su tappeti polverosi e ruvidi, o fuori sotto un cielo così blu da sembrare pesante come un oceano, con un caldo opprimente, tra macchine scassate, passanti barbuti e sdentati, vecchietti scalzi e smunti, bimbi sporchi e rumorosi dai grandi occhi color liquirizia, rari alberi rinsecchiti e donne meravigliose, che nascondono mondi preziosi e unici come costellazioni, con gli stessi sogni e speranze che abbiamo tutte noi.
E ciò, è stato bello.